Ma cosa vuol dire cadere vittime della “tratta di persone”?
Con il termine “tratta di persone” si indica il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, la custodia o il trattenimento di una persona tramite la minaccia o l’uso della forza o di altre forme di sopraffazione, rapimento, inganno, abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità della vittima, per fini di sfruttamento (lavorativo o sessuale). Il fenomeno identifica una forma moderna di schiavitù che vìola in modo frontale una serie di diritti umani e libertà fondamentali: il diritto alla vita, a un lavoro dignitoso, alla salute, la libertà da schiavitù e lavori forzati, la libertà da torture e trattamenti crudeli, inumani o degradanti, ecc.
Il viaggio intrapreso è sempre molto rischioso, esponendo le persone ad un’estrema vulnerabilità, soprattutto nel caso di donne e ragazze, in particolare il pericolo più incombente è quello di finire vittime della tratta.
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“L’Italia rimane uno dei principali luoghi di destinazione finale delle vittime della tratta di esseri umani, nonché una tappa di transito per altre mete europee. Proprio per l’estrema mutabilità della situazione, è necessario monitorare il fenomeno, fare rete ed essere presenti alle frontiere” commenta Dina Taddia, Consigliera Delegata di WeWorld. “Per sradicare la tratta di esseri umani, bisogna contrapporre alle false promesse dei trafficanti l’impegno concreto per proteggere i diritti delle potenziali vittime, e toglierle così dalla spirale del trafficking: il diritto alla vita, a un lavoro dignitoso, alla salute, la libertà da lavori forzati, torture e trattamenti crudeli, inumani o degradanti”.
Il nostro lavoro a Ventimiglia
Come sappiamo l’Italia rappresenta uno dei più importanti punti di ingresso e di transito dei flussi migratori diretti verso altri Stati settentrionali; in particolare a partire dal 2014, Ventimiglia è diventata uno dei punti di passaggio più importanti d’Europa per la maggior parte delle persone migranti che arrivano via mare e via terra e che tentano di attraversare qui il confine, qui confluiscono infatti ben due rotte migratorie europee: quella balcanica e quella mediterranea.
Con la sospensione unilaterale del Trattato di Schengen da parte della Francia, ogni anno decine di migliaia di persone migranti vengono respinte e costrette a tornare nella città ligure, rischiando di cadere vittime di reti criminali che organizzano attraversamenti irregolari delle frontiere e tratta di esseri umani a fini di sfruttamento.
Siamo a Ventimiglia dal 2016, con interventi di assistenza alle persone migranti e richiedenti asilo in transito, perché i diritti umani siano garantiti per ogni persona.
Dal 2019 abbiamo avviato un progetto, insieme a Caritas Intemelia e Diaconia Valdese, per fornire servizi di supporto e assistenza a famiglie, donne e minori non accompagnati. Sono quasi 4000 le persone che abbiamo accolto da Novembre 2020 a oggi, di cui 1745 donne, 674 uomini e 1558 minori accompagnati.