Tratta: a Ventimiglia donne ancora a rischio -WeWorld

31.07.2024 11:11

Ciao,

solo nell’ultimo anno sono quasi 400 le donne migranti (di cui 14 incinte) che si sono rivolte ai nostri servizi (che comprendono accoglienza emergenziale, sportello socio-legale e outreach) a Ventimiglia, uno dei maggiori punti di passaggio per chi cerca di uscire dall’Italia.

Già dall’anno scorso avevamo riscontrato una femminilizzazione dei flussi migratori sul territorio, con numeri altissimi di donne, spesso in viaggio da sole, costrette a interrompere il loro viaggio e a stazionare a Ventimiglia in cerca di un riparo o di un passaggio sicuro, rischiando però di cadere vittime di reti criminali che organizzano attraversamenti irregolari della frontiera e tratta di esseri umani a fini di sfruttamento, ingannate con la promessa di un riscatto della propria condizione una volta superato il confine italo-francese e soggette a innumerevoli rischi e soprusi.
Abbiamo raccontato le loro storie nostro report Inter-rotte, che analizza il fenomeno della tratta di persone in un’ottica di genere, intergenerazionale e intersezionale:

“Quest’anno il numero di donne che viaggiano da sole è meno elevato e le rotte migratorie sono cambiate: le donne migranti che abbiamo intercettato da inizio anno provengono principalmente da Eritrea, Etiopia, Costa d’Avorio, Nigeria e Tunisia mentre lo scorso anno arrivavano principalmente dall’Africa occidentale e dall’Africa francofona”.

 spiega Jacopo Colomba, responsabile del progetto di WeWorld a Ventimiglia -

“Le donne che viaggiano da sole rischiano più di altre persone di cadere vittime delle reti criminali presenti sul territorio e sono quindi maggiormente esposte al rischio di tratta, spesso a scopo sessuale. Con lo sviluppo di nuove rotte migratorie, quest’anno sospettiamo che il rischio di tratta possa essere maggiormente a scopo di servitù domestica.

Servono più risorse dedicate affinché queste donne non diventino vittime di tratta.

Continuiamo a chiedere il ripristino del Trattato di Schengen, la creazione di nuovi dispositivi d'accoglienza e il rafforzamento di quelli esistenti e di un tavolo di coordinamento tra stakeholder e terzo settore per monitorare la situazione migratoria a Ventimiglia e proporre soluzioni rispetto a casistiche più specifiche.”

Ma cosa vuol dire cadere vittime della “tratta di persone”?

Con il termine “tratta di persone” si indica il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, la custodia o il trattenimento di una persona tramite la minaccia o l’uso della forza o di altre forme di sopraffazione, rapimento, inganno, abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità della vittima, per fini di sfruttamento (lavorativo o sessuale). Il fenomeno identifica una forma moderna di schiavitù che vìola in modo frontale una serie di diritti umani e libertà fondamentali: il diritto alla vita, a un lavoro dignitoso, alla salute, la libertà da schiavitù e lavori forzati, la libertà da torture e trattamenti crudeli, inumani o degradanti, ecc.

Il viaggio intrapreso è sempre molto rischioso, esponendo le persone ad un’estrema vulnerabilità, soprattutto nel caso di donne e ragazze, in particolare il pericolo più incombente è quello di finire vittime della tratta.
Scopri di più

“L’Italia rimane uno dei principali luoghi di destinazione finale delle vittime della tratta di esseri umani, nonché una tappa di transito per altre mete europee. Proprio per l’estrema mutabilità della situazione, è necessario monitorare il fenomeno, fare rete ed essere presenti alle frontiere” commenta Dina Taddia, Consigliera Delegata di WeWorld. “Per sradicare la tratta di esseri umani, bisogna contrapporre alle false promesse dei trafficanti l’impegno concreto per proteggere i diritti delle potenziali vittime, e toglierle così dalla spirale del trafficking: il diritto alla vita, a un lavoro dignitoso, alla salute, la libertà da lavori forzati, torture e trattamenti crudeli, inumani o degradanti”.

 

Il nostro lavoro a Ventimiglia

Come sappiamo l’Italia rappresenta uno dei più importanti punti di ingresso e di transito dei flussi migratori diretti verso altri Stati settentrionali; in particolare a partire dal 2014, Ventimiglia è diventata uno dei punti di passaggio più importanti d’Europa per la maggior parte delle persone migranti che arrivano via mare e via terra e che tentano di attraversare qui il confine, qui confluiscono infatti ben due rotte migratorie europee: quella balcanica e quella mediterranea.

Con la sospensione unilaterale del Trattato di Schengen da parte della Francia, ogni anno decine di migliaia di persone migranti vengono respinte e costrette a tornare nella città ligure, rischiando di cadere vittime di reti criminali che organizzano attraversamenti irregolari delle frontiere e tratta di esseri umani a fini di sfruttamento.

Siamo a Ventimiglia dal 2016, con interventi di assistenza alle persone migranti e richiedenti asilo in transito, perché i diritti umani siano garantiti per ogni persona.

Dal 2019 abbiamo avviato un progetto, insieme a Caritas Intemelia e Diaconia Valdese, per fornire servizi di supporto e assistenza a famiglie, donne e minori non accompagnati. Sono quasi 4000 le persone che abbiamo accolto da Novembre 2020 a oggi, di cui 1745 donne, 674 uomini e 1558 minori accompagnati.

 
 
 

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