Tra migrazioni e terrorismo il Niger è la frontiera meridionale dell’Europa
Waladogaz Kili ha il volto scolpito dal sole, le rughe ne rendono l’espressione solenne. È il rappresentante dei quattromila rifugiati che vivono a Niamey ed è arrivato nella capitale del Niger quattro anni fa con la sua famiglia da Gao, in Mali. Aveva paura di essere ucciso dai jihadisti: “I terroristi cercano di arruolare gli uomini. Ti dicono che se non ti unisci a loro ti ammazzano e ammazzano anche i tuoi figli, stuprano tua moglie, molti tuareg si sono arruolati con i terroristi, ma io ho preferito perdere tutto e scappare invece di piegarmi ai loro ricatti”, racconta seduto nella corte interna di un centro d’accoglienza gestito dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) a Niamey. “Ho fatto tutto il percorso a piedi, 80 chilometri, con i miei cinque figli, i più piccoli avevano due e tre anni, il più grande tredici”, continua.
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