Qualche giorno fa l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha rilasciato il suo annuale World energy outlook, lo studio più atteso e influente sul panorama del mercato energetico globale. L’Iea, al contrario di quanto fatto in passato, negli ultimi lavori sta dando sempre più credito al ruolo che il settore rinnovabile giocherà nei prossimi anni tanto da stimare che, entro il 2030, alimenterà la metà dell’elettricità globale. Di particolare rilievo anche l’annuncio, per la prima volta, del picco delle emissioni derivanti dal settore dei combustibili fossili: entro il 2025 la domanda di energia soddisfatta da fonti inquinanti dovrebbe iniziare a calare. Eppure tutto ciò non basta. L’analisi ricorda che pur confermando tale traiettoria, evento più unico che raro se guardiamo alla storia del mercato energetico e alle “promesse” infrante degli Stati, saremo ancora lontani da quanto stabilito con l’Accordo di Parigi, cioè limitare l’aumento medio della temperatura al di sotto dei 2° centigradi rispetto al periodo preindustriale, facendo il possibile per restare al di sotto di 1,5°C.
Sono nato nel 1986, quando la concentrazione di CO2 in atmosfera, misura che fornisce il polso della situazione climatica, faceva registrare 347 parti per milione (ppm); nel 1995, anno della prima Conferenza Onu sul cambiamento climatico, eravamo a 360 ppm; oggi il dato si attesta intorno alle 417 ppm, superando di gran lunga la soglia di sicurezza per evitare lo stravolgimento del sistema climatico posta dalla comunità scientifica a 350 ppm. I “record su record” fatti segnare dalle emissioni climalteranti nel corso degli anni ci hanno così consegnato un mondo che, per ora, si è scaldato di 1,2°C con effetti che sono innegabilmente sotto ai nostri occhi.
Nonostante il preoccupante ritardo accumulato e la necessità di dover velocizzare la trasformazione del sistema energetico, evidenziata finalmente anche dall’Iea, la 28esima Conferenza tra le parti (Cop 28) sul cambiamento climatico, ormai alle porte, sembra destinata a essere di nuovo una Cop più di passaggi che di cambiamenti. A farlo pensare ci sono diversi fattori, andiamo con ordine.