ONU e mondo islamico in dialogo a Baku

07.05.2019 10:57

L’Azerbaijan ospita il V Forum Mondiale del Dialogo Interculturale

Nel fare gli auguri a tutti i musulmani per un benedetto mese di Ramadan iniziato oggi 6 maggio, ci sembra utile riportare che dal 2 al 3 maggio si è svolto nel Centro Convegni di Baku, capitale dell’Azerbaijan, la quinta edizione del Forum Mondiale per il Dialogo Interculturale, al quale hanno preso parte decine di rappresentanti istituzionali, religiosi e accademici da tutto il mondo.

L’Azerbaijan, repubblica laica a maggioranza islamica, non è infatti noto solo per le sue grandi risorse energetiche e lo sviluppo industriale bensì, grazie alla sua posizione privilegiata tra Oriente e Occidente, anche come paese crocevia di culture e incontro tra civiltà.

Nazioni Unite, UNESCO, UN Alliance of Civilizations, Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO), Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura (UNFAO), Consiglio d’Europa e ISESCO (Organizzazione Islamica per l’Educazione, la Scienza e la Cultura): solo guardando ai partner che collaborano ogni due anni alla promozione dei Forum appare evidente un messaggio di dialogo interculturale, che secondo i promotori deve “partire da una centralità europea e dai valori occidentali per abbracciare anche contesti socio-culturali più ampi e veri valori universali”. 

Il tema di quest’anno è stato “Costruire il dialogo nell’azione contro la discriminazione, l’ineguaglianza e il conflitto violento”, discusso attraverso circa 20 sessioni dedicate a singole tematiche quali l’antiradicalismo, migrazioni e sicurezza, i diritti umani, il turismo come opportunità di inclusione sociale, la Via della Seta come via del dialogo, la Governance della diversità, i giovani e la leadership interculturale, con un’attenzione particolare ai social media e alla prevenzione alla radicalizzazione.
Il Baku Convention Center, dove si è svolto il Forum Mondiale per il Dialogo Interculturale
Il Forum, promosso dal ministro della Cultura dell’Azerbaijan, Abulfas Garayev, è l’evento principale (ogni due anni) di un più grande progetto chiamato Baku Process, lanciato nel 2008 per creare una piattaforma di scambio interculturale, interreligiosa e internazionale.

La rilevanza del Baku Process è stata menzionata all’interno dell'Annual Report all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite da parte del Segretario Generale dell’ONU sul dialogo interculturale e interreligioso.

La COREIS Italiana ha preso parte al Baku Process fin dalla sua fondazione nel 2008, partecipando anche a una sessione inter-ministeriale promossa dal Consiglio d’Europa.
Quest’anno il presidente della COREIS e Ambasciatore ISESCO, imam Yahya Pallavicini, è intervenuto alla conferenza stampa introduttiva del Forum e moderato la sessione “Stop islamofobia, decostruire gli stereotipi e gestire le diversità con l’educazione interreligiosa”, alla quale hanno partecipato relatori da Singapore, Finlandia, Azerbaijan, Albania e Spagna come rappresentanti della rete degli Ambasciatori di Buona Volontà dell’ISESCO (di cui fa parte anche la First Lady della Repubblica dell’Azerbaijan HE Mehriban Aliyeva), il Consiglio per l’Educazione, la Scienza e la Cultura per i Musulmani fuori dal Mondo Islamico e la FUIW, Federazione delle Università del Mondo Islamico.
Un momento della sessione "Stop Islamofobia" moderata dall'imam Yahya Pallavicini
Nella sessione “Stop islamofobia” si è discusso di come “tra le istituzioni e nella società stia maturando una crescente preoccupazione in merito alla diffusione di ideologie che mettono in questione l’eredità storica degli scambi proficui tra civiltà e saperi”.
“Stranieri, donne, gli anziani, giovani e minoranze religiose – ha affermato l’imam Pallavicini - sono soggette ad una volgare caricatura, aggressioni psicologiche e slogan discriminatori che ostacolano la possibilità di una autentica partecipazione nella società che sia senza “double standard”.

“Negli ultimi anni le Nazioni Unite, l’OSCE, la Commissione europea e il Consiglio d’Europa hanno per questo investito nella difesa dei diritti fondamentali monitorando, condannando e sensibilizzando i governi sul rispetto delle basi di un'autentica responsabilità democratica. Il pericolo della regressione culturale e della disintegrazione sociale può essere evitato solo da un’alleanza aggiornata tra le Istituzioni accademiche e i rappresentanti religiosi e culturali presenti nella società, promuovendo lo sviluppo di una coscienza culturale "universale" piuttosto che una "approvata" in conformità con certe interpretazioni violente e artificiali”.
 

 

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