Ong in Libia tra tutela dei diritti minimi e resilienza
Intenso convegno a Milano alla presenza di cooperanti, psicologi, ricercatori e un criminologo per fare il punto sullo stato dell'arte dell'intervento di tre ong - Albero della Vita, Cefa e Cir - nel campo di prigionia per migranti di Tarek al Matar. Vita.it era presente, ecco il resoconto
“Ci deve essere un cambiamento, e noi vogliamo fare parte di questo cambiamento”. E’ chiaro Ivano Abbruzzi, presidente di Fondazione Albero della Vita, quando prende parola al termine di una mattinata per addetti ai lavori dedicata a quello che stanno facendo tre ong italiane in consorzio (Albero della Vita, appunto, con Cefa e Cir) nel campo di prigionia governativo libico di Tarek al Matar, dove attualmente sono detenute 1600 - 85% uomini, anche minorenni - persone la cui colpa è non avere documenti validi per rimanere in Libia e, in molti casi, avere pagato trafficanti per una traversata verso l’Europa poi finita con il respingimento da parte delle autorità navali libiche.
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