NIGER: La vita in Niger dei rifugiati liberati dalle carceri libiche
Il primo giorno in Libia l’hanno presa a botte con un tubo di ferro. I carcerieri libici frustano gli uomini, se non pagano il riscatto: vogliono lasciargli i segni dei tagli sulla pelle come un marchio. Le donne invece le picchiano con dei tubi di ferro in modo da far rimanere solo degli ematomi. “Ci hanno chiesto ventimila dollari per liberarci, diecimila dollari ciascuno. Soldi che non avevamo. Questo è successo il primo giorno in cui siamo arrivati in Libia dal Sudan”.
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