La finanza etica sceglie di non sostenere il settore degli armamenti, coerentemente con il dettato della nostra Costituzione che ripudia la guerra. Non è un caso, dunque, che molte delle realtà che hanno contribuito alla nascita di Banca Etica siano state promotrici di una legge, ritenuta una delle più avanzate a livello internazionale, che regola l’export di armamenti italiani: si tratta della legge 185/90 che impone meccanismi di controllo e trasparenza, obbligando il governo a consegnare ogni anno al parlamento una relazione pubblica, contenente tutti i dati sull’esportazione di armi e la lista delle cosiddette “banche armate”.
Oggi quella norma è sotto attacco.
Al parlamento è in discussione un ddl che svuota la 185 delle sue prerogative più preziose : l’approvazione degli emendamenti proposti dalla maggioranza porterebbe alla sottrazione dal controllo di Parlamento, società civile e opinione pubblica di informazioni precise e dettagliate – oggi presenti nella Relazione annuale ufficiale – sulle esportazioni dei materiali militari autorizzate e svolte dalle aziende. Ma non solo. La conferma e l’eventuale applicazione di un emendamento proposto consentirebbe inoltre di eliminare ogni informazione riguardo gli istituti di credito che traggono profitti dal commercio di armi verso l’estero, inclusi Paesi autoritari e coinvolti in conflitti armati, sottraendo ai risparmiatori il diritto di sapere.
Lo scorso 4 aprile la nostra Presidente Anna Fasano è stata in audizione davanti alle Commissioni riunite Esteri e Difesa alla Camera dei Deputati per esporre le ragioni del nostro no alle modifiche proposte per la Legge 185/90:
“Cancellare questo presidio di trasparenza sarebbe in contraddizione con gli indirizzi dell'Europa, che vuole i consumatori degli Stati membri sempre più liberi di fare scelte consapevoli sul mercato, incluso quello dei prodotti bancari e finanziari".