Le politiche migratorie Italia-Libia: un sistema che viola i diritti umani

07.02.2025 11:41

Le politiche migratorie Italia-Libia: un sistema che viola i diritti umani

 

Di Giuseppe Pacini

 

Nel 2017, l'Italia ha intrapreso una strada controversa nella gestione dei flussi migratori attraverso la sottoscrizione del memorandum di cooperazione con la Libia. Questo accordo, presentato come strumento necessario per la sicurezza nazionale, ha di fatto istituito un sistema di esternalizzazione dei controlli di frontiera che solleva gravi preoccupazioni sul piano umanitario e del diritto internazionale.

Il memorandum ha conferito alla cosiddetta "guardia costiera libica" il mandato di intercettare le imbarcazioni di migranti nel Mediterraneo e ricondurle in territorio libico. Questa delega di responsabilità si è tradotta in una sistematica violazione dei diritti fondamentali delle persone migranti, intrappolate in un ciclo di detenzioni arbitrarie e abusi.

La situazione in Libia rende particolarmente grave questa scelta politica. Il paese nordafricano versa in uno stato di profonda instabilità, caratterizzato dalla presenza di due governi rivali e dal controllo del territorio da parte di milizie armate. In questo contesto di anarchia istituzionale, i migranti divengono vittime di un sistema predatorio che li trasforma in merce di scambio: detenzioni arbitrarie, torture ed estorsioni sono pratiche sistematiche, perpetrate nell'impunità più totale.

Il recente caso Almasri getta una luce ancora più inquietante sul rapporto Italia-Libia. La decisione di scarcerare e rimpatriare in Libia un individuo ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità rappresenta una grave violazione degli obblighi di cooperazione internazionale. Questa scelta non solo compromette la credibilità dell'Italia come stato di diritto, ma contribuisce attivamente al perpetuarsi del ciclo di violenze in territorio libico.

La gestione europea della migrazione, trasformata in "emergenza permanente", ha portato alla proliferazione di accordi con regimi autoritari come Libia, Tunisia ed Egitto. Questi paesi ricevono finanziamenti e mezzi in cambio del contenimento dei flussi migratori, senza alcuna considerazione per il costo umano di queste politiche.

Parallelamente, si è assistito a una progressiva criminalizzazione delle organizzazioni non governative impegnate nel soccorso in mare, attraverso l'imposizione di restrizioni operative sempre più stringenti.

Questa strategia di esternalizzazione non rappresenta una semplice delega di responsabilità, ma configura una forma di complicità attiva nella violazione dei diritti umani.

L'Italia, come stato firmatario di numerose convenzioni internazionali sulla protezione dei rifugiati e dei diritti umani, ha l'obbligo morale e giuridico di rivedere radicalmente i propri accordi con la Libia.

È necessario un cambio di paradigma che rimetta al centro la tutela della dignità umana. Le politiche migratorie devono essere ripensate non più in termini di "emergenza" da contenere, ma come fenomeno strutturale da gestire nel pieno rispetto degli obblighi internazionali e dei diritti fondamentali della persona.

Il cambio di paradigma necessario richiede innanzitutto il riconoscimento della migrazione come fenomeno strutturale della contemporaneità, non come emergenza temporanea. Questo significa abbandonare l'approccio securitario e sviluppare politiche che:

  1. Istituiscano canali legali e sicuri di ingresso, inclusi corridoi umanitari per le persone particolarmente vulnerabili. Questo ridurrebbe il ricorso a rotte pericolose e il potere delle reti criminali.
  2. Rafforzino il sistema di accoglienza e integrazione, investendo in strutture diffuse sul territorio e programmi di inclusione sociale e lavorativa. L'esperienza dimostra che un'accoglienza dignitosa e programmi di integrazione efficaci producono benefici sia per i migranti che per le comunità ospitanti.
  3. Promuovano la cooperazione internazionale finalizzata allo sviluppo sostenibile e alla stabilizzazione dei paesi di origine e transito, affrontando le cause profonde della migrazione forzata.
  4. Ripristinino un sistema efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, valorizzando il ruolo delle ONG invece di criminalizzarle.

La gestione dei flussi migratori deve basarsi su un approccio integrato che bilanci le legittime esigenze di controllo delle frontiere con il rispetto dei diritti fondamentali.

Questo richiede un ripensamento radicale degli accordi con paesi terzi, che devono essere subordinati a rigorose condizioni in materia di rispetto dei diritti umani e sottoposti a monitoraggio indipendente.

 

 

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