Presentati al Museo del Cinema di Torino i reportage di DevReporter "Guinendadi" e "I guardiani della terra". Il commento e le analisi di un giornalista di lunga esperienza
di Mario Ghirardi*
Se, come è vero, parlare di Africa, non vuole dire, come invece siamo abituati spesso a pensare automaticamente, a guerre, carestie, fame, migrazione, "Guinendadi - Storie di rivoluzione e sviluppo in Guinea Bissau" è un reportage multimediale che raggiunge lo scopo. Questo asciutto e puntuale docufilm, che ha vinto recentemente il premio DevReporter Grant godendo del sostegno della giuria popolare e di tante ottime recensioni sui media nazionali, è stato presentato nei giorni scorsi alla biblioteca 'Mario Gromo' di Torino dai giornalisti autori del progetto Serena Carta, Fabio Lepore,Carolina Lucchesini, Sara Perro in collaborazione con l'ong Engim rappresentata daValentina Topputo.
Lo scopo del premio e la realizzazione del filmato, così come quello presentato nella stessa serata da Marco Bello dal titolo “Burkina Faso: i guardiani della terra”, vogliono contribuire ad intensificare la collaborazione tra il mondo della cooperazione internazionale e quello del giornalismo, che spesso incontrano difficoltà nel dialogo. Da un lato il cooperante pecca nel credere che gli organismi di informazione possano essere utilizzati come semplici e acritiche casse di risonanza di iniziative che meriterebbero comunque una pubblicità gratuita solo grazie ai loro fini umanitari, dall'altro il giornalista stenta a collaborare se non trova immediati spunti notiziabili, che invece la maggior parte delle volte vengono alla luce solo dopo più approfonditi confronti.
Il segreto per fare un buon prodotto giornalistico, reportage scritto o filmato che sia non importa, è una narrazione concreta, frutto di testimonianze dirette ed esperienze sul campo. Lo storytelling è coinvolgente per il pubblico ed occasione di far conoscere le problematiche più diverse offrendo spezzoni di vita vissuta, parti di un tutto che così si viene via via completando in modo semplice e scorrevole. Senza farne una battaglia di militanti ideologi schierati su un unico fronte, senza dare spazio solo all'aspetto umanitario, ma accettando il gioco delle parti e restando attenti all'attualità e alle sfaccettature politico economiche.
In questo senso “Guinendadi” è un ottimo prodotto realizzato con pochi mezzi da giovani giornalisti che dà esattamente il senso di quella intraducibile parola del titolo, che offre più che altro il significato dell'adesione ad un sistema di vita che nella martoriata Guinea Bissau si traduce in impegno civile e politico, ma anche in allegria, musica, tradizione da perpetuare come identità di un popolo che non si arrende alla criminalità ed al malaffare dominante. Sono 15 storie di personalità diverse e di gruppi che gli autori hanno ben condiviso con il pubblico presente in sala. Il premio loro assegnato con i fondi del bando legato al progetto internazionale di DevReporter, che investe qualificati operatori francesi del Rhone Alpes, spagnoli della Catalogna e piemontesi del Consorzio Ong Piemontesi ha riconosciuto queste specificità di concretezza, esperienza e testimonianza tra 18 lavori presentati, 6 per ciascuna regione.
Altrettanto degno di nota è “Burkina Faso: I guardiani della terra” di Marco Bello (giornalista della rivista Missioni Consolata) e Jean-Victor Ouedraogo (IJACOD Burkina) realizzato per raccontare come è cambiata la vita nel sud-ovest del Burkina Faso dopo 18 anni di cooperazione internazionale in un Paese saheliano dove la prevalente comunità musulmana ha sempre convissuto non solo in pace, ma con significativa integrazione, con la meno numerosa componente cristiana. I progetti agricoli che Bello ha sviluppato per decenni hanno permesso ai contadini locali nuove forme di coltivazione e commercio dei prodotti che li hanno resi anche indipendenti dal punto di vista economico e consapevoli essi stessi nell'immaginare progetti di vita a loro misura.
La serata ha poi offerto l'occasione per una breve disamina dei recentissimi attacchi jadhaisti all'albergo Splendid della capitale chiusi con decine di vittime, attacchi che colpiscono il Burkina Faso in un momento delicato con truppe francesi e inglesi schierate nel Paese per combattere il terrorismo che si sta allargando nel Sahel. Senza contare che il Burkina è appena uscito da un tentativo di golpe per mantenere al potere la vecchia classe dirigente, fatto che non ha tuttavia impedito il regolare svolgersi di elezioni, un successo di popolo che ha rari riscontri recenti in Africa.
*già Direttore del Corriere di Chieri