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Il modello Trump, dalla cooperazione multilaterale alla diplomazia transazionale
Lo smantellamento di USAID da parte dell’amministrazione Trump sembra essere l’inizio di una più ampia azione che prepara il terreno per tagliare drasticamente i fondi e demolire le Nazioni Unite, proprio come Trump ha già promesso di fare con la NATO . La sua amministrazione ha ripetutamente messo in dubbio l’efficacia delle istituzioni multilaterali, descrivendole come ostacoli burocratici che limitano la sovranità degli Stati Uniti e prosciugano le risorse americane. Mentre la NATO è stata un pilastro fondamentale della sicurezza statunitense ed europea per decenni, Trump ha suggerito che le nazioni membri dovrebbero finanziare la propria difesa o rischiare di perdere la protezione degli Stati Uniti, minacciando di fatto di ritirarsi dall’alleanza.
Questa stessa logica potrebbe ora essere applicata alle Nazioni Unite, dove gli Stati Uniti sono il maggiore contributore finanziario. Tagliando i finanziamenti e delegittimandone il ruolo, Trump potrebbe tentare di minare la capacità dell’ONU di funzionare, forzando un passaggio da un ordine internazionale basato su regole a un sistema in cui la diplomazia nazionalista e transazionale sostituisce la cooperazione multilaterale.
Storicamente, i tentativi di indebolire o abbandonare le istituzioni globali hanno portato a una grande instabilità e a conflitti. La Società delle Nazioni fallì negli anni ’30 perché le potenze leader, tra cui gli Stati Uniti, si rifiutarono di impegnarsi pienamente, consentendo a stati aggressivi come la Germania nazista e il Giappone imperiale di agire senza controllo. Allo stesso modo, dopo la prima guerra mondiale, le politiche isolazioniste e la mancanza di coordinamento internazionale contribuirono alle condizioni che portarono alla guerra globale. Se gli Stati Uniti si ritirassero dall’ONU o dalla NATO, creerebbero un enorme vuoto di potere che nazioni rivali come Cina e Russia sarebbero ansiose di colmare.
Un fattore che dovrebbe preoccupare ancor più la Casa Bianca è la comprensione che, in geopolitica, il vuoto non esiste. Chi si ritira da uno scenario geostrategico lascia il campo ad altri attori internazionali. Non si dubiti: nazioni come la Cina saranno pronti a offrire il proprio sostegno, sottolineando l’inaffidabilità degli Stati Uniti come Paesi alleati, per subentrare con le proprie strategie di soft power, consolidando il loro ruolo di potenza antagonista globale.
La Cina infatti ha già ampliato la sua influenza all’interno delle agenzie dell’ONU, usando la sua posizione per modellare le regole del commercio globale e le politiche di sviluppo in modi che favoriscono modelli di governance autoritari. Nel frattempo, la Russia ha cercato a lungo di indebolire le alleanze occidentali e considererebbe il declino della NATO o dell’ONU come una vittoria strategica, consentendole di espandere la sua portata militare e politica senza una resistenza occidentale coordinata.
Le implicazioni globali di una mossa del genere sarebbero gravi e destabilizzanti. Senza la NATO, la sicurezza europea si fratturerebbe, costringendo le singole nazioni ad aumentare drasticamente la spesa militare o a cercare nuovi accordi di sicurezza, potenzialmente con la Cina o altre potenze emergenti. Senza l’ONU, i meccanismi diplomatici di risoluzione dei conflitti si eroderebbero, rendendo più difficile contenere le crisi internazionali. Le nazioni più piccole che dipendono dalle iniziative ONU sostenute dagli Stati Uniti per la sicurezza, gli aiuti e lo sviluppo economico rimarrebbero vulnerabili, costringendole ad allinearsi con potenze alternative. Il risultato sarebbe un ordine mondiale più frammentato e instabile, in cui il diritto internazionale ha meno peso e i conflitti regionali aumentano senza controllo.
La storia ha dimostrato che quando le istituzioni globali vengono smantellate, il mondo non diventa più stabile o sicuro, ma diventa più pericoloso, diviso e incline a conflitti su larga scala. Se Trump persegue questa strada, le conseguenze a lungo termine potrebbero essere molto pericolose, non solo per la stabilità globale, ma anche per il ruolo dell’America come leader mondiale.
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