I migranti rischiano la vita attraverso le Alpi
Porta sulle spalle una grossa sacca di tela verde che lo costringe a camminare con la schiena piegata. Ha le gambe sottili e un cappello nero che gli protegge la fronte dal freddo. Un cappotto più grande della sua taglia lo avvolge fino alle ginocchia. Il termometro segna meno otto gradi, quando Tidiane Ouattara scende dal treno che arriva da Torino.
Alla stazione di Oulx, in val di Susa, Ouattara, l’ivoriano, si accoda ai pendolari che tornano a casa dal lavoro, ma poi mentre tutti rapidamente scompaiono, rimane da solo fino a quando lo raggiungono di corsa due amici: Camara e Ousmane. Tutti e tre indossano diversi strati di vestiti, ma tremano dal freddo. Sono le 18.30 ed è già notte nella stazione di frontiera.
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