- Autocoscienza. Secondo uno studio riportato da Science News, alcuni pesci sarebbero in grado di riconoscere la propria fisionomia nelle foto e negli specchi, qualità solitamente attribuita agli esseri umani o ad altri animali considerati particolarmente intelligenti, come gli scimpanzé. Questo, si legge sulla rivista statunitense, potrebbe significare che l'autocoscienza è molto più diffusa di quanto pensiamo. “È opinione condivisa che gli animali con un cervello più grande siano più intelligenti degli animali con un cervello piccolo, come i pesci”, ha dichiarato Masanori Kohda, professore dell'Università metropolitana di Osaka. “Potrebbe essere il momento di ripensare a questo presupposto”.
- “The last of us”. Dopo l’uscita della serie tv targata Hbo, basata sull’ipotesi di un’infezione fungina capace di “zombificare” gli esseri umani, in molti hanno cominciato a dibattere di questa ipotesi sul web. Storicamente, la migliore difesa del nostro corpo contro questi organismi è la temperatura media corporea (36,5 gradi), troppo elevata per la sopravvivenza fungina. Ma come riporta il Wall Street Journal, l'aumento delle temperature dovuto al riscaldamento globale potrebbe dare ai funghi l’opportunità evolutiva per adattarsi al caldo. “Dal momento che questi organismi sono esposti a temperature sempre più elevate, c'è una reale possibilità che alcuni funghi prima innocui diventino improvvisamente patogeni”, ha dichiarato Peter Pappas, specialista in malattie infettive dell'Università dell'Alabama.
- Extramani. Un gruppo di ricercatori europei sta perfezionando un sistema per controllare, tramite la mente, una “mano robotica extra”. A riportare la notizia è la rivista Ieee spectrum, dove si specifica che questa invenzione potrebbe fornire un “nuovo grado di libertà” agli esseri umani, garantendo un’operatività potenziata senza impegnare altre parti del corpo (non per niente, il nome del progetto è “incremento del movimento umano”). Un approccio promettente per raggiungere questo obiettivo prevede impianti cerebrali chiamati “interfacce cervello-macchina”, che richiederebbero però un intervento chirurgico. Altra strada da percorrere potrebbe essere quella dell'elettromiografia, procedura attualmente impiegata per diagnosticare le malattie neuromuscolari e verificare il corretto funzionamento dei muscoli e nervi periferici.
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