Con i suoi 1.250 eventi, il Festival dello Sviluppo Sostenibile ha rappresentato una grande mobilitazione dal basso per sollecitare il cambiamento. Un patrimonio di partecipazione democratica che abbiamo il dovere di far progredire.
di Flavia Belladonna
Non possiamo più ignorare tutto ciò che è necessario cambiare per realizzare uno sviluppo sostenibile. E immaginare il cambiamento non basta, bisogna agire se vogliamo davvero un futuro migliore. È questo lo spirito con cui l’ASviS ha voluto animare l’ottava edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, guidata dalla campagna “È il momento di aprire gli occhi. #GUARDIAMOALFUTURO”. Anche quest’anno abbiamo scelto di mobilitare milioni di persone sui temi dello sviluppo sostenibile per far conoscere quella bussola che è per noi l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, per portare nuove idee, condividere buone pratiche e riflettere insieme su come poter attuare una transizione ecologica giusta.
Sappiamo che le sfide che abbiamo davanti generano in alcune persone sentimenti negativi: un sondaggio Swg ci dice che, sebbene sia in aumento la consapevolezza sulla stretta connessione tra qualità dell’ambiente e qualità della vita, sei intervistati su dieci si stanno rassegnando all’idea che non vinceremo mai la lotta al cambiamento climatico e l’ecoansia colpisce un intervistato su tre. Eppure il Festival dello Sviluppo Sostenibile, con i suoi oltre 900 eventi in cartellone (a cui si aggiungono i circa 350 dai Festival “gemellati” con quello ASviS), è la testimonianza che la società civile non si è arresa, “che una parte consistente della società italiana condivide lo spirito dell'Agenda 2030”, come sottolineato dalla nostra presidente Marcella Mallen all’evento di chiusura. Vuol dire che “la sostenibilità non è una parola vuota” come alcuni dicono, per citare uno degli “Otto stereotipi smentiti dal Festival” illustrati dal nostro direttore scientifico Enrico Giovannini, perché la manifestazione ha dimostrato che il contenuto dell’Agenda 2030 non solo è attuale, ma è in grado di “aggregare, stimolare, generare discussione e progettualità della società civile”; così come “la società civile non è composta da sonnambuli”, perché “ci saranno pure, ma le migliaia di soggetti che hanno animato il Festival ci sono e sono tutt’altro che sonnambuli”. Questo Festival vuol dire dunque che c’è chi crede ancora di poter cambiare le cose, anche sollecitando insieme all’ASviS la politica, che per ora non ha fatto abbastanza.