Giusta transizione, attenzione al Pnrr, alla Legge di bilancio e agli impegni internazionali dell’Italia, dialogo intergenerazionale, presenza nei territori: ecco alcuni punti dell’intensa agenda di lavoro dell’Alleanza per il 2022.
di Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, Presidenti dell’ASviS.
Non è retorica dire che il 2021 sarà determinante per il futuro dell’umanità.
Questo era il titolo dell’editoriale dell’ultima newsletter dell’ASviS del 2020. Riguardando gli avvenimenti di questi dodici mesi, dobbiamo confermare che il 2021 è stato davvero un anno molto importante, anche se diversi nodi non si sono ancora sciolti. L’arrivo dei vaccini ha posto su basi nuove la lotta alla pandemia; la Cop 26 di Glasgow, pur con risultati non sempre all’altezza delle aspettative, ha messo in moto un processo di accelerazione degli impegni contro la crisi climatica. Il G7 e il G20, rispettivamente a presidenza britannica e italiana, hanno segnato un ritorno alla collaborazione multilaterale, in coincidenza con l’avvio della nuova amministrazione americana. In Italia il nuovo governo ha organizzato con successo la vaccinazione di massa e definito un approccio costruttivo ai fondi europei. Nel suo lavoro, l’esecutivo di Mario Draghi ha potuto contare sull’appoggio delle istituzioni europee, mentre la Commissione e il Parlamento dell’Unione hanno proseguito nell’impegno di rendere l’Europa “la campionessa dello sviluppo sostenibile” con un forte ancoraggio all’Agenda 2030. L’intervento congiunto di Draghi e del presidente francese Emmanuel Macron sul Financial Times ci mostra una comune volontà di procedere nell’integrazione europea, a cominciare da regole fiscali più eque, per un approccio comune alla soluzione dei problemi.
È stato però un anno lungo e difficile. Lungo, nella percezione comune, perché segnato da fasi molto diverse: l’attesa dei vaccini, la grande campagna che ha radicalmente cambiato la situazione dell’Italia, così come degli altri Paesi che hanno potuto e saputo approfittarne, con un forte impulso anche alla ripresa del sistema produttivo. Poi la doccia fredda della nuova variante Omicron, che ci ha riportato a parlare di chiusure, lavoro a distanza, nuovi obblighi sanitari.
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