L’anno che verrà sarà pieno di incognite e di apparenti paradossi. Il quadro però non è del tutto negativo: l’avvio del nuovo governo tedesco può preludere a una maggiore solidarietà europea e nel mondo la povertà estrema tornerà a diminuire.
di Donato Speroni
Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
Porterà una trasformazione
E tutti quanti stiamo già aspettando
(Lucio Dalla)
È arrivato il Black friday, in giro si vedono i primi alberi di Natale, le cronache parlano del nuovo libro di Bruno Vespa: insomma, l’anno sta proprio finendo e inevitabilmente ci si interroga sulle prospettive del 2022, anche con quel pizzico di ironia che mostrava il grande Lucio.
Al nuovo anno l’Economist dedica il suo tradizionale fascicolo di previsioni. Da questo giornale e da altre fonti cerchiamo di descrivere il contesto nel quale ci troveremo a operare.
La pandemia, innanzitutto. Il Covid tenderà a diventare una malattia come le altre: pericolosa, ma governabile grazie ai vaccini e ai nuovi farmaci, ma ci vorrà del tempo. Come scrive l’Economist
l’immunità (da vaccini o da guarigione, Ndr) e le cure saranno abbastanza diffuse, per la metà del 2022, da abbassare il numero delle infezioni e ridurre il rischio delle varianti. Serviranno comunque nuovi vaccini per abbattere il rischio di trasmissione.
Impareremo insomma a convivere sempre meglio con il virus, ma sarebbe difficile dire, ancora per molto tempo, che lo si possa considerare curabile come un’influenza.
La politica: buone notizie da Berlino. Oltre alla elezione del presidente della Repubblica italiana che potrebbe terremotare (speriamo di no) la nostra politica, il quadro europeo vedrà almeno altri due avvenimenti di rilievo. Il primo è l’elezione del presidente della Repubblica francese. La situazione nell’Unione potrebbe cambiare radicalmente se invece di riconfermare Emmanuel Macron, i francesi sceglieranno uno dei due candidati di destra Marine Le Pen o Eric Zemmour, oppure un neogollista come Michel Barnier che dopo aver difeso gli interessi dell’Europa nella trattativa Brexit, ora è tornato in patria e veste i panni del nazionalista.
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