Alla fine avremo uno di questi scenari: la distopia, cioè il collasso della civiltà, l’utopia, cioè la costruzione di uno sviluppo sostenibile oppure il piano inclinato del degrado, frutto della mancanza di coraggio dei governi.
di Donato Speroni
L’impegno dell’ASviS mira alla costruzione di un futuro. Il concetto di “sviluppo sostenibile” delinea un progresso che salvaguarda l’intera umanità e il Pianeta in cui viviamo. L’Agenda 2030 è la bussola che ha consentito di fissare alcuni principi universali sui quali costruire la sostenibilità. Il nostro sito futuranetwork.eu esplora il futuro anche al di là del 2030 e vuole stimolare il dibattito per costruire insieme uno scenario accettabile.
Soprattutto nell’attività di Futura, ma anche nei seminari che abbiamo svolto all’interno dell’Alleanza e nelle riflessioni di questi giorni legate alla guerra, mi sembra di poter dire che le proiezioni sul futuro a medio e lungo termine (diciamo con orizzonte a metà secolo) sono sostanzialmente tre.
Primo scenario: la tempesta perfetta. È la distopia che ci viene presentata in centinaia di racconti e di film di fantascienza, ma che purtroppo può diventare realtà. È lo scenario che potrebbe derivare dal superamento dei tipping points, cioè di quei punti di non ritorno nell’equilibrio del Pianeta oltre i quali potrebbe esserci la catastrofe. È legato a fattori che non siamo in grado di valutare pienamente.
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