Ci si è domandati se esiste un canone unico, riconosciuto, dietro le fiamme che hanno incendiato le periferie francesi dopo la morte di Nahel Merzouk, il 17enne ucciso da un poliziotto a Nanterre. In realtà gli interrogativi sono numerosi e occorre cercare di capire le radici e le ragioni di una crisi delle “aree marginali” che è allo stesso tempo di sicurezza, sociale, politica ed educativa. Non è un caso che poche settimane prima dell’uccisione del ragazzo, un gruppo di amministratori locali avesse lanciato l’allarme. “Le periferie sono sull'orlo dell'asfissia”, hanno scritto su Le Monde , sottolineando la povertà e “la situazione di disagio alimentare” di alcuni abitanti a causa dell'inflazione. E ci si deve anche interrogare sulla risposta di tutti quei francesi che hanno contribuito a una colletta a favore del poliziotto attualmente in prigione, raggiungendo un importo molto maggiore di quello raccolto a favore del giovane Nahel.
La questione delle seconde generazioni, figlie e figli di immigrati ma nati in Francia, per fare un altro esempio, si pone in questo Paese non perché questi giovani siano culturalmente poco integrati, ma probabilmente perché hanno acquisito le stesse aspirazioni e gli stessi modelli di riferimento dei loro coetanei autoctoni senza la possibilità di raggiungere lo stesso tenore di vita. Ha osservato l’economista Leonardo Becchetti sull’Avvenire:
La povertà di senso del vivere di troppi che non riescono a fare la rivoluzione dentro di loro e a diventare cittadini attivi e generativi è la malattia profonda delle nostre società occidentali (meno di quella italiana dove qualche anticorpo in termini di relazioni e valori ancora tiene).