Spopolamento, povertà: ancora una volta il Sud e le Isole rischiano di rimanere indietro rispetto al resto del Paese. Il Rapporto territori dell’ASviS ha indicato soluzioni che presuppongono una collaborazione multilivello.
di Donato Speroni
I dati pubblicati in questi giorni sul Mezzogiorno non sono confortanti. Cominciamo dalla demografia. Secondo l’ultimo comunicato dell’Istat, dal 2021 al 2022 l’Italia ha perso quasi 33mila abitanti. Ma mentre il Nord ha guadagnato popolazione e il Centro è rimasto sostanzialmente stabile, il Sud e le Isole ne hanno persi complessivamente 76mila. Denatalità ed emigrazione hanno contribuito a questo risultato. In vent’anni, ci dice la Svimez, hanno lasciato il Sud oltre 1,3 milioni di giovani, di cui il 26% laureati. Nel solo 2021, i giovani che si sono trasferiti al Centro-Nord o all’estero sono oltre 62mila, di cui il 46% laureati. Un salasso insostenibile per qualsiasi territorio.
Mentre la popolazione del Mezzogiorno è meno del 34% del totale italiano, Sud e Isole raccolgono quasi il 43% degli individui in povertà assoluta. Né si può dire che la qualità della vita sia migliore, considerando che uomini e donne nelle regioni meridionali vivono mediamente un paio d’anni in meno rispetto al Nord.
Anche nell’istruzione ci sono differenze significative, testimoniate dall’ultima indagine Ocse–Pisa sugli studenti del secondo anno delle secondarie. Nel generale arretramento in Lettura, Matematica e Scienze provocato dal Covid, “le aree del Nord Italia ottengono punteggi superiori alle aree del Sud in tutti e tre gli ambiti di indagine”, come riassume il sito dell’Invalsi.
In economia il Sud fatica a tenere il passo con il resto del Paese. L’ultimo Rapporto Svimez ricorda che quest’anno il Prodotto interno lordo (Pil) cresce dello 0,4% rispetto allo 0,7% nazionale. Il prossimo anno, che si prevede ancora di relativa stagnazione (+0,7% nazionale), il Pil del Mezzogiorno dovrebbe crescere quasi con lo stesso ritmo, ma in un 2025 più dinamico (Pil nazionale +1,2%) il divario tornerà ad aumentare perché il Prodotto nel Sud crescerà solo dello 0,9%. Il Mezzogiorno eviterà la recessione grazie al fatto che oltre il 40% delle risorse complessive del Pnrr sono destinate al Sud, con impegni anche maggiori per infrastrutture e altre opere fondamentali, sempre che i soggetti attuatori dimostrino una effettiva capacità di spesa entro il 2026.
La centralità del problema Mezzogiorno è stata riconosciuta anche dall’ASviS, con la creazione di un Gruppo di lavoro ad hoc, che ha cominciato a lavorare in questi giorni. Anche il Rapporto Territori, presentato dall’ASviS nella sede del Cnel il 13 dicembre, dedica ampio spazio a questo tema, soprattutto con riferimento al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Goal) dell’Agenda 2030.
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