Alla vigilia delle elezioni europee, il Rapporto Bes dell’Istat denuncia i punti deboli nel benessere collettivo, gli scienziati avvertono i politici sui rischi della disinformazione e si cerca di configurare una nuova Europa.
di Flavia Belladonna
“Gli obiettivi della transizione ecologica prevedono una produzione e un consumo più sostenibili, disaccoppiando la crescita economica dall'uso delle risorse”, ma “le molteplici azioni messe in campo nel nostro Paese per avviare la transizione non hanno prodotto ancora i risultati auspicati”.
Con queste parole l’Istat commenta parte della propria analisi contenuta nel nuovo rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes), il documento che offre annualmente un quadro integrato dei principali fenomeni non solo economici, ma anche sociali e ambientali, che caratterizzano l’Italia, per valutare il progresso della società e la qualità della vita attraverso una visione più completa, al di là della sola misura del Pil.
Giunto alla sua undicesima edizione e presentato in un convegno a Roma il 17 aprile, il Rapporto fa il punto attraverso 152 indicatori sulla trasformazione del benessere nei 12 differenti domini che lo compongono, ovvero: salute; istruzione e formazione; lavoro e conciliazione dei tempi di vita; benessere economico; relazioni sociali; politica e istituzioni; sicurezza; benessere soggettivo; paesaggio e patrimonio culturale; ambiente; innovazione, ricerca e creatività; qualità dei servizi.
Come procede dunque l’Italia? Partiamo dalle buone notizie.
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