La tragedia in Romagna ha dato urgenza e concretezza al confronto politico nell’evento dell’ASviS alla Camera. Ora attendiamo i documenti del governo per una discussione fattiva sulla transizione ecologica.
di Donato Speroni
La stagione degli uragani sta per investire la costa orientale dell’America, come ogni estate, e la Florida si prepara a fronteggiare eventi climatici che l’anno scorso nello stato Usa hanno provocato 150 morti e costretto le assicurazioni a sborsare 63 miliardi di dollari. Negli Stati Uniti infatti la protezione dalle catastrofi naturali è affidata soprattutto alle assicurazioni private, che però a causa della crisi climatica diventano sempre più costose. Secondo Bloomberg green, il costo dell’assicurazione contro i disastri ambientali per una casa monofamiliare media in Florida è salito del 27% nel 2021, del 33% nel 2022, e si stima che quest’anno sia cresciuto dal 40 al 50% fino a raggiungere i seimila dollari.
Cominciamo la nostra cronaca dalla Florida, anziché dalla Romagna, per sottolineare che la crisi climatica ha un impatto globale del quale si dovrà sempre più tenere conto nella scelta delle priorità politiche. In Italia c’è ancora qualcuno impegnato in una battaglia di retroguardia per negare il processo di riscaldamento: si vedano in questi giorni gli articoli di Maurizio Belpietro su La verità (che gioisce del fatto che nella sua analisi sull’alluvione Romano Prodi non menziona mai il cambiamento climatico, come se l’ex presidente del consiglio fosse un negazionista) e Vittorio Feltri su Libero che ancora una volta se la prende con i “gretini”. Basta però riascoltare gli interventi degli esponenti politici di centrodestra al convegno conclusivo del Festival dello Sviluppo Sostenibile che si è svolto il 24 maggio alla Camera dei deputati per rendersi conto che anche tra i conservatori più responsabili il clima è una preoccupazione condivisa.
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