Impatto sul mercato del lavoro, deepfake, stereotipi di genere, ma anche migliori traduzioni e previsioni degli eventi estremi. L’Ai cambia il nostro presente e futuro: bene la regolamentazione, ma c’è bisogno di una riflessione più ampia.
di Flavio Natale
Parlare di intelligenza artificiale (Ai) oggi è come parlare di internet nel 1995, anno della sua diffusione su scala globale. C’è un grande fervore, un’accesa discussione, tante proposte, ma in pochi sanno effettivamente cosa stia accadendo, e cosa accadrà in futuro. Una certezza però esiste, ed è già sotto i nostri occhi: l’Ai è una rivoluzione di portata storica, che sta mutando la nostra società e il modo in cui viviamo in essa.
A riflettere sull’imponderabilità delle previsioni sull’intelligenza artificiale, e nello specifico su ChatGpt (chatbot sviluppato da OpenAi, la principale azienda del settore) è uno dei suoi più grandi esperti, Eric Horvitz, lo scienziato informatico americano per anni a capo della divisione ricerca di Microsoft e attualmente direttore scientifico di tutta l’azienda, intervistato il 30 ottobre nel programma Presa Diretta, la trasmissione di Riccardo Iacona in onda su Rai3.
“Lavoro nel campo dell’intelligenza artificiale da 40 anni. Quello a cui siamo sempre voluti arrivare era un’intelligenza generale, simile a quella umana: capace di sintetizzare, astrarre, mettere insieme idee disparate, essere creativa. Non siamo ancora lì, ma con ChatGpt4 stiamo vedendo delle scintille”, ha dichiarato Horvitz a Lisa Iotti, che lo ha intervistato a New York. “Gpt4 fa cose incredibili come risolvere la matematica e combinarla con la poesia di Shakespeare. Parlare di un problema difficile di fisica, e contemporaneamente di filosofia”, ha aggiunto lo scienziato. “È una macchina sorprendente. Attraverso questo semplice meccanismo di previsione statistica, sembra creare un’autentica rappresentazione del mondo”.
Ed è proprio il mondo intero a essere coinvolto nella diffusione di questa rivoluzione tecnologica.
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