Mentre a Parigi preoccupano la qualità della Senna e le ondate di calore, l’Overshoot day del primo agosto ci ricorda che continuiamo a vivere nell’insostenibilità.
di Ivan Manzo
Si gareggia, forse no, meglio posticipare, cambio location. La Senna è inquinata, la Senna è pulita. Nonostante i dubbi legati al buono stato delle acque, con il triathlon del 31 luglio sono iniziate le gare olimpiche che hanno come sede il fiume parigino. L’efficacia dell’investimento di 1,4 miliardi di euro, soldi serviti per creare impianti di depurazione lungo tutto il corso del fiume, è però ancora oggetto di acceso dibattito soprattutto in rapporto a una serie di fattori di carattere ambientale. A regimi normali, spiegano infatti gli esperti, grazie alle nuove misure di sicurezza i livelli di inquinamento sembrano essere sotto controllo e al di sotto dei limiti di legge, ma se piove, come tra l’altro avvenuto nei primi giorni di questa olimpiade, tutto può cambiare. Il problema maggiore che affligge la Senna, non balneabile da oltre 100 anni, sono le acque reflue - cioè quelle contaminate a seguito di attività umana – che finiscono in un fiume lungo quasi 800 chilometri (776,6 Km).
In sostanza, quando piove, la portata delle acque che finisce nella Senna aumenta a tal punto da rendere vana l’azione degli impianti di depurazione, non più in grado di evitare che una grossa quantità di inquinanti finisca nel fiume. Ed è così che in questi giorni gli atleti, oltre a misurarsi tra di loro, devono anche fare i conti con il batterio dell’escherichia coli, responsabile di malattie gastrointestinali che vanno dal vomito alla diarrea, e con altri inquinanti chimici che possono portare a irritazione della pelle e quant’altro. Nei prossimi giorni capiremo se l’organizzazione insisterà sulla Senna o sarà costretta cambiare piani.
|