La situazione mondiale è peggiorata nei sette anni dalla firma del documento Onu e anche le previsioni per il futuro volgono al peggio. In attesa che la tecnologia ci regali soluzioni miracolose, dobbiamo contare sulle persone.
di Donato Speroni
Si chiama Hail Mary pass, il “passaggio dell’Avemaria”. Nel football americano, è un lancio molto lungo in avanti, con scarsissime possibilità di successo. Insomma, una mossa disperata quando chi controlla la palla ovale sta per essere atterrato dagli avversari. L’espressione è uscita ormai dagli stadi e John Thornhill, Innovation editor del Financial times, la usa per commentare il nuovo libro dell’economista Nouriel Roubini: “Megathreats: The Ten Trends That Imperil Our Future, and How to Survive Them”. Roubini è stato tra i pochi a prevedere la crisi del 2008, insomma è uno da prendere sul serio quando parla di futuro; il fatto che sostituisca il termine Megatrends, creato quarant’anni fa da John Naisbitt e ormai di uso comune, con Megathreats, cioè “Megaminacce” non è certo rassicurante.
In sostanza, Roubini sostiene che il mondo, grazie anche ai bassissimi tassi d’interesse degli anni passati, ha superato il limite di gestibilità dell’indebitamento globale: quasi impossibile evitare A Great Stagflation Debt Crisis (maiuscole dell’autore), cioè la Grande Crisi da Debito e Stagflazione. Comunque se ne voglia uscire, che sia con allungamenti delle scadenze del debito, con nuove tasse o altro, saranno in ogni caso ricette dolorose.
Nell’elenco dei suoi Megathreats, Roubini aggiunge le conseguenze dell’intelligenza artificiale che fa strage di colletti bianchi:
Non vedo un futuro felice, nel quale l’automazione rimpiazza i posti che elimina con nuove occasioni di lavoro. Questa rivoluzione sembra terminale.
Ancora: il rischio di guerra tra Stati uniti e Cina; e ovviamente la crisi climatica
Tutte le ipotesi di soluzione che hanno una qualche possibilità di far fronte alle dimensioni di questo problema (per esempio le tasse sulle emissioni di carbonio o la sua cattura direttamente dall’atmosfera) sono politicamente impossibili o proibitivamente costose.
Sembra che non ci sia molto da fare, per impedire queste catastrofi. Thornhill nota che Roubini dedica solo sette paginette del suo volume alla “utopia di un futuro sostenibile”. Insomma, la situazione è quasi disperata, per salvarci serve un “passaggio dell’Avemaria”, che Roubini individua in un salto tecnologico.
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