È una maledizione per sottrarsi alla quale servirebbe coraggio. Da parte di tutti. Ma se ne vede poco. Più semplice continuare a combattere o a far finta di combattere... (Carlo Bonini, Repubblica)
Raramente un film mi ha emozionato tanto; mi sono chiesto perché. “Gli spiriti dell’isola” è bellissimo, premiato a Venezia e candidato a otto Oscar, ambientato nelle incredibili isole Aran, ad ovest dell’Irlanda. Ma non basta. La vicenda di due amici che per depressione e stupidità iniziano un conflitto fin quasi alla reciproca distruzione mi è sembrata uno specchio dei tempi. Ovviamente c’è sempre qualcuno che comincia, ma poi ci si avvita in un meccanismo senza speranza. Senza “spoilerarvelo”, aggiungo che i soli protagonisti positivi in questa storia sono l’unica donna in scena, che si rende conto della tragedia di quanto sta accadendo e, pur dilaniata dal dolore per i suoi affetti più cari, fugge sulla terraferma. E gli animali, muti e teneri testimoni, talvolta vittime, della violenza umana.
Il regista Martin McDonagh ha concluso le riprese nel 2021, ma sembra proprio che il film descriva il precipitare della guerra di invasione della Russia all’Ucraina, fino alle più recenti minacce di escalation verso un conflitto totale, forse nucleare; fino all’assurdità di una situazione nella quale le due parti stanno esaurendo le munizioni, ma non i corpi umani a cui sono destinate. Personalmente, ho sempre sostenuto il diritto dell’Ucraina a difendersi e il nostro dovere di aiutare in tutti i modi quel popolo aggredito. Ho diffidato di certi generici appelli alla pace, ma a questo punto è necessario trovare una via d’uscita a una sua situazione che ben difficilmente potrà tradursi nella totale sconfitta di una delle due parti e potrebbe avvelenare il mondo ancora per anni.