L’attacco su larga scala della Russia all’Ucraina ci costringe a porci domande che non avremmo mai voluto affrontare. L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) nasce su un fondamento: unire i soggetti di questo Paese impegnati nella realizzazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. È un fondamento ancora valido?
Ricordiamo che l’Agenda è stata approvata da tutti i Paesi nel settembre 2015, dopo una elaborazione durata anni, con il coinvolgimento non solo dei governi ma anche della società civile del mondo, in un momento di grandi speranze sulle prospettive di collaborazione per sconfiggere i mali che affliggono l’umanità: povertà e fame, ma anche mancato rispetto dei diritti umani e dei criteri di uguaglianza; perdita della biodiversità, ma anche lotta alla crisi climatica.
Quasi a metà del percorso delineato dall’Agenda 2030, dobbiamo dire che le cose sono andate sempre peggio. Il quadriennio di Donald Trump dal 2017 al 2020 è stato segnato da un sistematico tentativo di smantellare la collaborazione multilaterale. La pandemia, evento del tutto imprevisto e inimmaginabile, ha segnato un generale arretramento nel perseguimento di tutti gli Obiettivi. Nessun conflitto si è risolto, dalla Libia alla Siria, anzi se ne sono aperti altri, mentre la vittoria dei talebani in Afghanistan e il dilagare dell’integralismo nel Sahel minacciano fortemente i diritti umani, a cominciare da quelli delle donne. E adesso l’attacco della Russia all’Ucraina, che potrebbe essere il preludio di altri atti di forza, come l’annessione di Taiwan da parte della Cina.