Ogni capo che abbiamo viene utilizzato in media solo sette o otto volte, dal Green friday si levano le iniziative contro il consumo eccessivo per i prezzi bassi. I costi nascosti dei nostri acquisti sull’ambiente e sulla salute.
di Flavia Belladonna
Una ragazza si fa faticosamente strada tra i vestiti appesi. Lo sguardo aggressivo di chi è pronto a sferrare un attacco. E poi eccola unirsi a un gruppo di persone che si contende gli abiti, strappandoseli di mano come se accaparrarseli fosse un’esigenza vitale.
È solo un assaggio delle scene tratte dal video di Wwf Italia “Il panda siamo noi”, che ritrae in maniera volutamente eccessiva una scena di shopping sfrenato, simbolo del Black friday, il periodo di sconti di origine americana che ha appena segnato l’inizio della stagione degli acquisti natalizi. Un racconto per immagini, tra l’ironico e il drammatico, che attraverso la provocazione della campagna vuole sollecitare la domanda: e se la prossima specie a estinguersi, attraverso le nostre azioni quotidiane, fossimo proprio noi?
Il video aiuta a fermarsi a riflettere sul paradosso di affannarsi a comprare i vestiti al prezzo più basso, per poi indossarli pochissime volte e buttarli velocemente. Tuttavia, c’è chi potrebbe ricordare che risparmiare, specialmente in tempi di crisi, è anche una necessità e non c’è nulla di male nell’approfittare degli sconti. Ci troviamo dunque di fronte a un’occasione o a una forma di consumismo?
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